Come coltivare il giglio di San Giovanni: curiosità e trucchi

Revisore:
Laura Bennet
  • Docente sc. biologiche
Autore:
Rita Paola Maietta
  • Giornalista Pubblicista

Ti piacerebbe imparare a coltivare il giglio di San Giovanni? Di seguito potrai scoprire come fare e alcune curiosità legate alla bulbosa rossa.

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Appartenente alla famiglia delle Liliaceae, il giglio rosso, noto ai più come giglio di San Giovanni è una bulbosa che ha la sua fioritura tra maggio e giugno.

In particolare, il Lilium croceum (questo il suo nome in botanica), esplode con il suo tipico colore rossastro proprio attorno al 24 giugno, giorno in cui si festeggia il Santo di cui porta il nome. Perché bulbiferum? Perché il giglio può produrre dei bulbilli sotto le foglie, sullo stelo.

Nella maggior parte dei casi, il giglio rosso nasce spontaneo in montagna. Alle altitudini tra i 500 ed i 1900 metri, i prati se caldi e assolati potrebbero essere pieni di questi fiori. Si formano delle vere e proprie colonie. Del resto è un fiore moto diffuso sui Pirenei e nei Balcani ma, in generale, in tutta l’Europa sia centrale che meridionale. Anche se cresce molto bene in montagna, ha molte più difficoltà a prosperare nelle località di mare.

Si tratta di un fiore molto bello che nel corso degli anni è stato raccolto senza criterio. Proprio per questo, il giglio rosso è stato classificato come specie protetta. Ad oggi, dunque, non si possono raccogliere ne i fiori ne i bulbi. Profumato ed elegante, il giglio in questione e molto amato e in tanti lo vorrebbero nei propri giardini e balconi.

Di seguito, ti spiegheremo come coltivare al meglio il giglio di San Giovanni. Prima, però, è necessario raccontarne qualche curiosità, per comprendere meglio la particolarità di questo fiore.

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Giglio di San Giovanni: curiosità

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Sono tante le curiosità e le leggende legate al giglio che porta il nome del Battista. In primis, guardiamo al colore. Il suo arancione che vira al rosso ricorda le ore di sole che diventano sempre di meno dopo il solstizio d’estate.

Non solo, è una tonalità che viene associata al sangue della testa di San Giovanni che venne mozzata.

Nell’antichità, il giglio veniva utilizzato in alcuni rimedi casalinghi. Ad esempio, alle foglie erano attribuite proprietà cicatrizzanti, al bulbo proprietà astringenti. Parte degli stami, invece, detti antere, venivano lasciati a macerare nell’olio per due mesi circa. Successivamente, si otteneva un distillato che si credeva curasse l’otite. 

Il giglio era usato anche in preparati per propiziare la fertilità. A tale scopo, i fiori venivano aggiunti a chicchi di riso e di melograno, creando una mistura in acqua che veniva fatta bollire e aggiunta nell’acqua della vasca da bagno per lavarsi.

Giglio di San Giovanni: caratteristiche

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Analizziamo ora le caratteristiche del giglio di San Giovanni, quelle che lo rendono molto apprezzato. In primis, le sue foglie sono sparse lungo lo stelo, alternate. Le nervature parallele delle foglie sono evidenti e hanno un colore verde scuro che permette di distinguerle dall’erba, anche se il fiore non è ancora spuntato.

Le dimensioni delle foglie diminuiscono via via che si sale lungo lo stelo. Quando il fiore è maturo, si possono trovare dei bulbilli neri o verdi, vicino al fiore.

Veniamo ora al bulbo che misura 1,5 centimetri circa. Un diametro che, se paragonato a quello di tulipani o narcisi è molto più piccolo. La sezione del bulbo è triangolare e ha delle squame molto chiare appuntite.

I bulbi si trovano a 10-15 centimetri sotto terra al fine di proteggersi dal clima rigido invernale. Per quanto riguarda i fiori, invece, possono nascere sia singoli, che in gruppi di cinque per ciascuno stelo.

In generale, ogni giglio è costituito da:

  • 3 tepali esterni acuminati ed ellittici
  • 3 interni subspatolati
  • 6 stami aranciati
  • antere grigie
  • ovario cilindrico
  • stimma violetto
  • fiore

Quest’ultimo è di tipo ermafrodito e si impollina con l’aiuto di api e insetti pronubi. Il colore, come abbiamo visto, spazia dall’arancione fino ad arrivare al giallo. Talvolta è costellato da puntini neri. La fioritura inizia a maggio ma, ad agosto una capsula ovoide, contenente più semi, diventa matura a fine agosto, inizio settembre.

Giglio di San Giovanni: coltivazione

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Se hai in mente di inserire il giglio di San Giovanni sul tuo balcone o nel tuo giardino, allora devi sapere che la semina diretta non è molto utilizzata. Ciò perché è difficile che il seme germogli in modo spontaneo e rapido.

Allora come fare? Si devono raccogliere i bulbilli aerei, proprio quelli che si formano nell’ascella delle foglie, sul fusto. Attenzione, però, le foglie non devono essere ingiallite completamente. Se il giglio di San Giovanni dovesse germogliare spontaneamente, infatti, i bulbilli si staccherebbero quando la pianta è matura e verrebbero trasportati dal vento. Il vento potrebbe sospingere i bulbilli anche molto lontano.

Una volta caduti al suolo, germogliano e si creano nuovi fiori. In altri casi, i bulbilli cadono nei pressi della pianta madre.

Proprio così si formano le colonie. Se si volessero seminare, i bulbilli vanno piantati in vasi singoli, almeno a 10 centimetri di distanza. La messa a dimora, a quel punto, però, potrà avvenire soltanto dopo 2/3 anni. Soltanto allora si otterranno dei bulbi che daranno dei fiori.

Un bulbo di giglio di San Giovanni dovrebbe essere interrato ad una profondità che misura tre volte la sua altezza. L’obiettivo è far sì che le radici si sviluppino bene ed in profondità.

Per poter attecchire correttamente, il giglio avrà bisogno di un terreno drenante; di un clima mite, mai troppo caldo; dei bulbi messi in profondità; di una posizione in pieno sole. 

Come coltivare il giglio di San Giovanni: curiosità e trucchi – foto e immagini

Ora che conosci meglio il giglio di San Giovanni, potrai cercare di coltivarlo nel tuo giardino o sul tuo terrazzo. Prima, però, dai ancora un’occhiata alla bellezza dei fiori con la nostra galleria di immagini.