Compensare i gas serra con l’humus, verso la neutralità climatica
I lombrichi potrebbero aiutarci a salvare il pianeta o almeno questo affermano alcuni agricoltori e scienziati svizzeri. Il suolo è un alleato fondamentale nella riduzione dei gas serra nell’atmosfera e un progetto pilota, effettuato in Svizzera, esplora il potenziale di sequestro del carbonio nei terreni agricoli.

Alcuni agricoltori svizzeri non si stanno limitando a prendersi cura dei loro animali e delle loro coltivazioni, ma anche del suolo. Si cerca di ridurre al minimo la lavorazione del terreno e si semina su superfici non arate, lasciando ai lombrichi il compito di aerare il suolo.
Questo approccio, assieme alla rotazione delle colture, soprattutto grano, mais, colza e soia, sullo stesso appezzamento, aiuta a mantenere costantemente una copertura vegetale e a non impoverire il terreno.
Si parla in questi casi di agricoltura conservativa, una produzione agricola decisamente più sostenibile, dove il suolo è protetto da un eccessivo sfruttamento, che porta ad erosione e degrado.
Non basta prendersi cura di animali e vegetali, bisogna pensare anche al terreno. I suoli, spesso non ci si pensa a dovere, sono il principale serbatoio di carbonio dopo gli oceani.
La quantità di carbonio nel suolo, ovvero nello strato superiore della crosta terrestre, formato da humus, minerali, acqua e organismi viventi, si stima sia circa tre volte quella nell’atmosfera.
Il carbonio penetra nel suolo attraverso la fotosintesi e con la decomposizione del materiale vegetale e animale e una parte dello stesso viene trasforma in materia organica (humus), rimanendo nel terreno e rendendolo fertile.
Compensare i gas serra con l’humus per un’agricoltura più moderna e consapevole

L’agricoltura del futuro (guarderà al passato) sarà più consapevole, cercherà e troverà sempre più spesso un importante equilibrio (dinamico) che verrà influenzato da numerosi diversi fattori, tra i quali le condizioni climatiche, la composizione del suolo e naturalmente il modo in cui questo viene lavorato, possibilmente rispettandolo al meglio.
Un’attenta gestione dei suoli agricoli permetterà di assorbire e immagazzinare il carbonio in modo più efficace e duraturo e questo andrà a contribuire ad una drastica riduzione della quantità di CO2 rilasciata nell’atmosfera.
La Svizzera, come altri Paesi nel mondo, ha incluso i suoi terreni agricoli in una più vasta e articolata strategia per andare a compensare le emissioni di gas serra e raggiungere la cosiddetta neutralità climatica, entro il 2050.
Il ruolo dei suoli agricoli nella mitigazione del cambiamento climatico
Compensare i gas serra con l’humus è possibile, ma per ora l’agricoltura intensiva fa da padrona a livello globale, con relativo degrado che caratterizza quasi tutte le superfici coltivate sul nostro pianeta.
Questo degrado va a ridurre la capacità del suolo di sequestrare il carbonio. Ma qual è realmente il potenziale dei suoli agricoli nella mitigazione del cambiamento climatico? Vale la pena investire su questo fronte.
Nei terreni degli agricoltori svizzeri sono immagazzinate 14037 tonnellate di CO2 equivalenti. La cifra corrisponde all’incirca alle emissioni complessive generate da mille persone in Svizzera. Grazie a questo un agricoltore può mediamente andare a compensare un quarto dei gas serra che emette (in particolare con il bestiame).
I dati sono stati raccolti ed elaborati da Prométerre, associazione per la promozione delle professioni agricole nel Canton Vaud e il progetto ha visto il coinvolgimento di 18 delle circa 3500 aziende agricola del Cantone.
Secondo l’associazione questa è la prima volta che si effettua un’analisi così dettagliata e approfondita. Va detto che le fattorie generano poche emissioni se messe a confronto con altre attività, ma se raggiungessero la neutralità climatica questo sarebbe comunque un ottimo traguardo per il pianeta.