Case green: cosa chiede l’Unione Europea alle famiglie italiane
Il patrimonio edilizio italiano si fa apprezzare sotto vari aspetti, ma non per essere particolarmente moderno e di conseguenza neppure per essere green, almeno stando agli standard definiti a livello europeo per quanto riguarda le classificazioni energetiche.

L’immobile medio in Italia, non spicca certo per la sua giovinezza, i numeri lo confermano, il 53,7% delle abitazioni del nostro Paese ha più di 50 anni, il 31% è stato costruito tra il 1971 e il 1990, il 7,4% è stato costruito tra il 1991 e il 2000. Sono abitazioni anziane, quando non vecchie.
Solamente l’8% delle case italiane è stato costruito negli ultimi 20 anni, con criteri e standard considerabili come, in qualche modo, green, o comunque efficienti sul piano energetico.
Più un edificio è datato, più potrebbe essere complesso e certo non ultimo costoso, riqualificarlo, in modo che risulti meno impattante sull’ambiente.
La riclassificazione energetica, così come definita in UE e che l’Unione sta ora proponendo a tutti gli Stati membri, ha l’ambizioso obiettivo di arrivare a emissioni zero entro la metà del secolo. Per riuscirci, bisogna “svecchiare” con una certa decisione gran parte delle case, o se si preferisce il termine, riqualificarle.
La riclassificazione energetica dell’UE
La normativa sulle case green è stata votata recentemente dall’Europarlamento, dopo che è stata al centro di discussioni, spesso anche accese, durate ben 15 anni.
A Bruxelles il tema è ben noto e davvero molto sentito, ormai da tempo, finalmente gli standard e le iniziative per migliorare l’efficienza energetica degli edifici sono stati definiti e si è arrivati anche alla definizione di un approccio, progressivo e obbligatorio.
Ci sono precisi passi da compiere, che sono stati individuati dall’Unione Europea e soglie e limiti che dovranno essere rispettai per poter definire green delle case, vecchie o nuove che siano.
Si punta a riqualificare gli immobili della classe energetica E entro il 2030 e della classe energetica D entro il 2033. La direttiva comunitaria fissa precise tappe da rispettare.
Venendo meno il Superbonus al 110%, si attendono nuovi ed efficaci sostegni finanziari per il conseguimento di questi obiettivi, decisamente ambiziosi.
Bisognerà cercare di individuare al più presto percorsi precisi e fattibili, per l’adeguamento energetico del patrimonio abitativo, sia privato che pubblico.
La situazione in Italia, in particolare al Sud non è delle migliori, a tratti si configura come preoccupante. La vivibilità, passa oggi anche dalla qualità ambientale delle abitazioni, quel che serve è anche e soprattutto un cambio di mentalità.
Per fortuna le nuove generazioni sono molto sensibili al tema e questo fa ben sperare per il futuro. Nell’immediato però le cose sono tutt’altro che semplici.
Stando ad una stima dell’Ufficio Studi Federcepicostruzioni, basata su dati Istat-Enea, gli edifici del nostro Paese che necessitano di una ristrutturazione sarebbero ben 9,7 milioni. Si parla del 77,9% degli edifici italiani, attualmente sotto alla classe energetica D.
L’intervento medio, si stima possa costare circa 100.000 euro, sempre naturalmente che si desideri rispettare nel dettaglio i paletti posti dalla direttiva UE sulle case green. A mancare non solo potrebbero essere i soldi, ma anche il tempo, visto che il 2033 è davvero vicino.