Tamarindo – Tamarindus indica

Autore:
Laura Bennet
  • Docente sc. biologiche

Tamarindo-frutti-foglie

Il Tamarindo è un albero che produce dei grossi legumi penduli dalla polpa dolce, carnosa e commestibile largamente impiegata a scopo commerciale in vari settori.

Tamrindus indica -Tamarindo

Caratteristiche generali del Tamarindo – Tamarindus indica

Il tamarindo, nome scientifico Tamarindus indica, è un albero da frutto della famiglia delle Fabaceae (Leguminose) originario dell’Africa tropicale orientale viene largamente coltivato in India e in molte zone dell’America Latina.

Il Tamarindo è un albero sempreverde a crescita molto lenta ma in compenso molto longevo infatti il suo ciclo vegetativo dura almeno 150 anni.. E’ dotato di una robusta e profonda radice che lo tiene ben saldo al suolo.

La parte aerea è composta da un tronco eretto avente un diametro di circa 80 centimetri che, risulta essere poco sviluppato se si considera che in un esemplare adulto e in pieno sviluppo vegetativo l’albero raggiunge un’altezza superiore ai 25 -30 metri.

La chioma è espansa ed è formata da rami molto lunghi, che proiettano un’ombra avente una circonferenza di 6-7 metri.

Il legno dei rami e del tronco è formato da un midollo duro e compatto di colore rosso scuro circondato da un anello giallastro.

Le foglie, tipiche delle latifoglie e molto simili a quelle della Robinia, sono alterne, paripennate, brevemente picciolate, lucide e di colore verde brillante nella pagina superiore e leggermente più chiare in quella inferiore. I volantini o foglioline  sono piccole, opposte, oblunghe, glabre con venature pennate. Le foglioline di notte si chiudono per riaprirsi appena spunta il sole. In ambienti climatici adeguati, le foglie del Tamarindo persistono sui rami anche nel periodo invernale in caso contrario, soprattutto durante i lunghi periodi di siccità, seccano e cadono.

Tamarindo-fiori

I fiori, gradevolmente profumati, sono grandi e riuniti in infiorescenze a racemo che compaiono tra le ascelle fogliare portate da peduncoli cilindrici. Quando i fiori sono ancora in boccio sono simili a capsule formate da 4 sepali, completamente dischiusi invece sembrano delle piccole orchidee con 5 petali irregolari di colore giallo paglierino con sottili strie rosse o arancioni.

Tamarindo-baccelli-frutti

I frutti sono baccelli legnosi ricurvi di colore nocciola, indeiscente, quasi cilindrici, lunghi generalmente 10–15 cm, leggermente incurvati che racchiudono 4 a 12 semi di biancastri. Vengono prodotti in condizioni normali, non prima del  sesto-settimo anno d’età della pianta. Si sviluppano dalla piena primavera all’inizio dell’estate.

Tamarindo-polpa

I semi contenuti all’interno del baccello sono di colore giallo-biancastro, avvolti da una polpa verde-marrone dolciastra e commestibile che viene utilizzata in cucina e anche per scopi medicinali.

I semi privati della polpa e ben asciutti possono essere conservati e utilizzati per la semina in quanto mantengono la loro capacità di germinazione per diversi mesi.

Tamarindo-coltivazione

Coltivazione del Tamarindo

Esposizione

E’ una pianta tropicale e come tale predilige l’esposizione in pieno sole per molte ore del giorno,   quanto più possibile al riparo dai venti forti. Teme  le temperature troppo basse e le gelate tardive. Può soffrire l’umidità soprattutto se accompagnata da temperature fredde. Nelle regioni con clima invernale mite può essere soggetto a qualche problema solo nei primi di crescita ma se ben riparato riesce a resistere senza gravi sofferenze. Si sviluppa bene anche nelle zone costiere e quindi sulle sul terreno salino.

Terreno

E’ un albero che generalmente cresce bene in qualunque tipo di terreno ma diventa forte e vigoroso in quello quello ben lavorato, argilloso, arenoso anche salino, a pH neutro e soprattutto ben drenato. Se coltivato in un terreno troppo compatto il suo apparato radicale potrebbe morire per asfissia o per insorgenza del marciume.

Irrigazione

L’esemplare giovane va regolarmente annaffiato fino a quando l’apparato radicale non è ben sviluppato. L’albero già cresciuto e più vecchio generalmente si accontenta delle acque piovane e pertanto le irrigazioni vanno praticate solo se i periodi siccitosi sono molto prolungati nel tempo e  senza mai eccedere per evitare che eventuali ristagni idrici nel terreno possano essere la causa primaria del suo deperimento e del suo cattivo stato di salute. Generalmente le irrigazioni vanno fatte in relazione al clima locale e alla quantità di pioggia che cade nell’arco dell’anno.

Concime-granulare

Concimazione

All’inizio della della primavera, ogni anno, il terreno di coltivazione va arricchito con un concime ternario contenente azoto (N), potassio (K), fosforo (P) e alcuni microelementi come magnesio e molibdeno, nutrienti tutti indispensabili alla vita della pianta di Tamarindo. L’apporto di azoto favorisce l’accrescimento della massa vegetale, il fosforo favorisce i processi del metabolismo ed il rafforzamento dell’apparato radicale, il potassio invece è importante per la produzione dei frutti. In un  terreno povero di nutrienti, il Tamarindo stenta a crescere, a fortificarsi ed a produrre frutti in abbondanza. Una seconda concimazione va ripetuta in estate, nel mese di luglio a minore tenore di potassio se la pianta è ben sviluppata.

Tamarindo-proprietà

Moltiplicazione del Tamarindo

La pianta si riproduce per seme.

Per favorire la germinazione e quindi la produzione di nuove piante da coltivare, i semi vanno scarificati per asportare il tegumento che li riveste e poi messi subito in ammollo in acqua calda per 24 ore, prima di effettuare la semina. Se la scarificazione risulta difficile, i semi possono essere bolliti per qualche minuto per favorire di molto la loro capacità di germinazione.
La semina si effettua in un in un vaso abbastanza stretto e alto riempito per i 3/4 della sua altezza con substrato specifico o meglio con fibra di cocco.

Si adagia il seme sul terriccio e poi lo si copre con l’aggiunta di altro terreno che va compattato ben bene le mani.

Si mette il vaso in un luogo caldo e preferibilmente non esposto alla luce fino alla germinazione, la cui durata varia da 2 a 8 settimane in relazione alla temperatura del suolo.

Dalla germinazione dei semi si forma sotto il terreno una radice a fittone mentre dal substrato fa capolino la parte vegetativa, un giovane germoglio.
A questo punto si sposta il vaso in una zona luminosa ma al riparo dei raggi diretti del sole per almeno 15-20 giorni e si mantiene il substrato della pianta costantemente umido ma privo di ristagni idrici. Dopo il secondo mese di vita si effettua una prima concimazione per fornire i primi  nutrienti indispensabili alla crescita del tamarindo.

Successivamente, quando la pianta è abbastanza robusta, si rinvaso in un contenitore più grande e allevata in esso con tutte le cure richieste, per almeno 2-3 anni prima della messa a dimora definitiva.

Tamarindo-Albero da frutto

Impianto o messa a dimora

Il terreno destinato ad accogliere il Tamarindo deve essere lavorato a fondo per favorire l’attecchimento facile della radice nella nuova dimora. Il trapianto della pianta può essere fatto dopo in tempi diversi a seconda delle condizioni climatiche: dopo il primo anno nelle regioni a clima invernale mite dopo due anni in quelle con climi più rigidi.

Tamarindo-raccolta frutti

Raccolta dei frutti

I frutti vengono raccolti in piena maturazione. Generalmente una pianta di Tamarindo ben sviluppata e vigorosa produce fino a 200 kg di frutti all’anno.

Potatura

Il Tamarindo si pota solo per eliminare i rami improduttivi quindi quelli secchi o troppo vecchi. Si tagliano anche quelli eventualmente affetti da malattie fungine e per tale operazione le cesoie vanno disinfettate spesso utilizzando la candeggina o sterilizzandole sulla fiamma. La potatura serve anche a facilitare la raccolta dei frutti.

Parassiti e malattie del Tamarindo

E’ un albero robusto e rustico che solo in particolari condizioni climatiche viene attaccato dai comuni parassiti animali che tanto affliggono altri alberi da frutto, come gli afidi.

Tra le malattie fungine soffre solo il marciume radicale se il terreno di coltivazione non è ben drenato o le irrigazioni vengono praticate in maniera inappropriata e talvolta, in caso di piogge abbondanti, le foglie vengono colpite dall’oidio o mal bianco.

La cattiva manutenzione della pianta comporta nei casi più gravi alla clorosi fogliare e alla mancata fruttificazione.

macerato-ortica

Cure e trattamenti

In estate è consigliabile effettuare una pacciamatura intorno al tronco spessa 10 cm e larga almeno 50 cm di raggio, per limitare la perdita di acqua per evaporazione e assicurare nel contempo l’adeguata umidità richiesta dalla pianta. La pacciamatura va rinnovata poi in inverno per proteggere l’apparato radicale dal freddo.

In caso di infestazioni parassitarie o fungine vanno praticati trattamenti specifici irrorando le parti colpite con prodotti naturali come l’infuso d’aglio ed il macerato d’ortica antiparassitari facili da preparare anche in casa e che risultano atossici anche per le api e gli altri insetti impollinatori. Eventuali malattie fungine vanno invece contrastate con specifici anticrittogamici.

Varietà di Tamarindo

Esistono molte varietà di tamarindo che differiscono per dimensioni, portamento e tipologia di frutto come ad esempio:

il Tamarindo velluto o Dialium cochinchinense che produce grappoli penduli formati da frutti vellutati nerastri contenenti un seme simile ad una mandorla.

Tamarindo-usi

Usi del Tamarindo

Tutte le parti del tamarindo vengono utilizzate in diversi ambiti commerciali e non.

La polpa della frutta succosa e commestibile, dal sapore che ricorda il gusto di fichi o prugne secche, viene utilizzata per la preparazione di piatti salati vegetali, insalate,macedonie, salse, dolci e dessert. La polpa dei frutti viene consumata fresca o trasformata in confetture, composti, bevande e sciroppi.

Nella cucina occidentale,  talvolta la polpa di tamarindo si trova come spezia nella salsa Worcestershire e nella salsa HP quest’ultima ottima su grigliate di carne.

In Italia il frutto del tamarindo viene importato e viene mangiato fresco come dessert e come gelato.

In molte zone dell’Africa, il tamarindo viene coltivato come alimento per i bachi da seta: le sue foglie infatti sono date come cibo ai piccoli bruchi che le mangiano molto volentieri producendo così una seta di miglior qualità.

I tronchi essendo costituiti da un legname molto resistente, vengono utilizzati per la costruzione di mobili, soffitti e pavimenti in legno.

In India il Tamarindo viene utilizzato come pianta ornamentale per realizzare zone d’ombra lungo le strade esposte totalmente al sole.

Tamarindo-proprietà

Proprietà del Tamarindo

I frutti di questo albero hanno la polpa ricca di sono ricchi di potassio, fosforo, ferro, calcio vitamine A, B1, B2, B3.  La polpa del Tamarindo contiene anche  zuccheri, sostanze attive come i flavonoidi e acido tartarico, un efficace antiossidante e antinvecchiamento che contrasta la formazione dei radicali liberi, promuove la loro rimozione dal nostro organismo.

A scopo medicinale, la polpa, la corteccia e le foglie del Tamarindo vengono utilizzate per la preparazione di infusi e decotti utili contro alcuni virus e batteri. In particolare la tamarinda presente specialmente nella polpa è efficace contro lo stafilococco aureus, contro la dissenterie e come regolatore intestinale è un’ottima sostanza purgativa e rinfrescante. Inoltre la polpa viene utilizzata come ingrediente nei preparati anti-ittero, cicatrizzanti e antinvecchiamento; nella forma di estratto acquoso come ipoglicemizzante.

Anche ai semi, grazie all’alto contenuto di tamarinda, vengono attribuite proprietà antinfettive e antibatteriche.

Controindicazioni del tamarindo

Non ha effetti collaterali ma non deve essere consumato da chi soffre di digestione lenta e difficile, da coloro che hanno una malattia seria di un tratto gastrointestinale o soffrono spesso di diarrea.

Calorie

100 grammi di tamarindo apportano 239 Calorie.

Tamarindo-dattero indiano

Curiosità

Il nome generico Tamarindus proviene dall’arabo tamár híndi, dattero indiano. L’epiteto specifico indica invece fa riferimento per la provenienza dalle Indie.

Il Tamarindo fu introdotto in Europa dagli Arabi e comunemente viene chiamato dattero indiano.

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