Riciclo e rifiuti, dove si butta la plastica compostabile?
Che cos’è, come si ricicla e quali sono le differenze con la plastica biodegradabile: tutto sulla plastica che diventa compost degradandosi nel giro di poche settimane e che si può buttare nel bidone dell’umido.

Si sta diffondendo a macchia d’olio un nuovo materiale che per la verità è già conosciuto particolarmente nel nostro Paese. Stiamo parlando della plastica compostabile. Essa è utilizzata maggiormente per determinati prodotti di uso comune, ovvero i sacchetti per frutta e verdura o le borse della spesa. Ma non tutti sanno cosa sia e soprattutto quale sarebbe il suo bidone dedicato per una corretta raccolta differenziata del materiale.
Un materiale che diventa di importanza vitale dal punti di vista del riciclo e soprattutto dell’economia circolare quando viene smaltita in modo impeccabile, ma siamo sicuri di sapere come? Anche perché non tutti sanno che il cassonetto dedicato per questi oggetti è il contenitore dell’umido.
Infatti, la plastica compostabile è simile alla plastica ma costituita da prodotti naturali come il mais. Essa diventa praticamente compost nell’arco di 3 mesi, visto che si decompone al 90%. Un tempo di decomposizione molto più rapido della plastica biodegradabile, la quale ci impiega 6 mesi.
Plastica compostabile, come riconoscerla?

In molti pensano erroneamente che la plastica compostabile e la bioplastica siano la stessa cosa. Grosso errore. Un prodotto biodegradabile è tale quando in presenza di ossigeno e microrganismi si degrada in anidride carbonica, acqua e biomassa. Essa poi ha origini naturali o comunque da plastiche di origine fossile.
In merito alla plastica compostabile, essa è certificata conforme allo standard europeo EN 134321 per gli imballaggi e a quello EN 14995 per gli altri manufatti diversi da essi. Pertanto, per riconoscere il materiale basta fare riferimento alla dicitura di conformità o cercare la frase “Prodotto biodegradabile e compostabile conforme alle normative comunitarie EN 13432”.
Come si ricicla la plastica compostabile
Se dalla decomposizione della plastica compostabile si ottiene il compost utile per i terreni e l’agricoltura in generale, si intuisce che il bidone dedicato è quello dei rifiuti organici umidi. Oltre alla conformità, si può riconoscere la plastica compostabile e andare sul sicuro semplicemente cercando il simbolo del riciclaggio, il quale indicherà dove buttare quel singolo scarto.
Infatti, la plastica compostabile per essere considerata tale deve:
- degradarsi al 90% in 6 mesi in un ambiente con forte presenza di anidride carbonica;
- disintegrarsi al 90% entro 12 settimane a contatto con materiali organici e in frammenti di 2 mm.
Questo farà sì che venga trattato in impianti di compostaggio idonei e non nuocere all’ambiente. Inoltre, superati questi due step presso un laboratorio certificato, si provvederà a marchiare il manufatto con la dicitura OK compost o Compostabile Cic. da parte degli enti preposti per la certificazione.
In Italia, questo materiale è presente da 25 anni. Ne è passata di acqua sotto i ponti e si può tranquillamente affermare che con una corretta raccolta differenziata dell’umido, sia autonoma nei cassonetti o con il sistema porta a porta, il Belpaese è uno dei Paesi più avanzati per diffusione territoriale che per quantità e qualità dei rifiuti raccolti. Si spera di migliorare sempre di più per favorire una economia circolare efficace.