Eco ansia: come si riconosce il disturbo che colpisce sempre più persone

Autore:
Elisabetta Coni

Comportamenti eccessivi e ansia di non avere comportamenti ecosostenibili e non essere eco-friendly: soffrire di eco-ansia non è solo un disturbo mentale bensì potrebbe far male anche all’ambiente più di quanto crediamo. 5 segnali per riconoscere se si soffre di ansia legata alla crisi climatica e all’impatto ambientale.

White,Ffp2,,Kn95,Respirator.,Dust,Protection,Respirator,Or,Medical,Respiratory
Shutterstock

Diciamolo apertamente: diventare più green ed eco-friendly fa solo che bene, a noi stessi e anche all’ambiente. Almeno, così si pensava. Tra i vari disturbi d’ansia moderni, è annoverata anche l’eco-ansia. Di solito, ha origine con un evento climatico disastroso, come frane, siccità e quant’altro che ci ha fatto soffrire le pene dell’inferno.

Ma si è scoperto che, per colpa o per merito dei social e della quantità eccessiva di informazioni che viaggia ogni giorno, la news riguardanti il clima unite a una spiccata propensione a partecipare attivamente per arginare il problema dei cambiamenti climatici, porta proprio a questa particolare ansia di non far abbastanza, da trasformarsi in ossessione.

Ma che c’entra un disturbo mentale con l’ambiente? Moltissimo, in quanto l’eco-ansia, se non riconosciuta, può portare gravi conseguenze sulla propria salute anche fisica e su quella ambientale.

Ovviamente, non è che impegnandosi a vivere più sostenibile significa automaticamente avere questo tipo di ansia, tutt’altro. Basta solo avere l’accortezza di effettuare un cambiamento graduale.  Lo stress costante portato dalle condizioni ambientali in peggioramento potrebbe disturbare la propria salute mentale se si è sensibili a questo tema. Non per nulla, il disturbo si chiama eco-ansia o ansia ambientale.

Significa avere una preoccupazione eccessiva fino a provocare ansia riguardo l’ambiente. Di solito, deriva da uno stress post-traumatico derivante da un avvenimento atmosferico grave, come da noi in Italia la frana di Ischia, ad esempio. Ma gli studiosi hanno notato che si sta diffondendo nel mondo occidentale anche senza episodi di questo genere.

Eco-ansia, come e perché riconoscerla con 5 segnali

spazzatura inquinamento danni
-Rita-/ Pixabay

Se un po’ di preoccupazione è ben accetta, l’ansia da avere un impatto ambientale negativo sull’ambiente potrebbe portare a conseguenze estreme e deleterie anche dal punto di vista ambientale. Ci sono persone predisposte ad essere colpite da questa patologia mentale, come i coltivatori che devono combattere recentemente con la siccità.

Rischiano appunto di cedere a truffe legate a sistemi alternativi di irrigazione, o usare prodotti non esattamente green, o addirittura cedere all’uso di piante non autoctone, che possono distruggere la biodiversità.

Ovviamente, il soggetto sarà totalmente inconsapevole, credendo di agire a fin di bene e in nome dell’ambiente e della natura. Tant’è che oltre all’ansia climatica, si potrebbero sommare problemi economici legati a questi investimenti sbagliati e del tutto azzardati.

  • ansia o irritabilità soprattutto per il futuro del Pianeta;
  • difficoltà a smettere di pensare ai problemi ambientali;
  • mantenere posizioni estreme sul futuro (ad esempio, non fare figli per paura di condannarli a una vita becera);
  • difficoltà di concentrazione e a vivere nel quotidiano;
  • solastagia, ovvero un malessere derivato dal peggioramento delle condizioni del luogo in cui si vive che porta depressione, disturbi del sonno e tendenze suicide.
Questi sono i sintomi più comuni: la solastagia avviene soprattutto per i superstiti e i testimoni di un evento climatico poco supportato psicologicamente.

Ansia climatica, fattori di rischio e come uscirne

Abbiamo capito che i coltivatori possono essere soggetti a questa patologia, ma ci sono anche determinati fattori che possono influenzare lo sviluppo di questa problematica:

  • giovane età;
  • troppa esposizione mediatica;
  • essere attivisti o lavorare nel settore della sostenibilità;
L’unica maniera per ridurre il rischio è spegnere TV e smartphone, concentrandosi nel proprio piccolo a migliorare l’ambiente. Ovviamente, si dovrà avere un consulto con uno specialista in quanto solo un esperto potrà valutare il livello di ansia e indirizzare a come gestire le emozioni.
Sicuramente, si dovranno ignorare i media o i siti che per moda o guadagno fanno notizie fake e titoli clickbait per essere letti. Inoltre, si potrà iniziare a fare la spesa a km0 quando è possibile, rinunciando a prodotti e servizi di catene di multinazionali che sfruttano risorse e manodopera.
Ad esempio, si potrebbe approfondire la raccolta differenziata in casa,  anche con l’aiuto della nostra guida dedicata, cambiare il modo di fare la spesa e scegliere un mezzo di trasporto ecosostenibile. E se per una volta si prende l’auto o l’aereo o si ha voglia di mangiare un hamburger nelle catene di fast food, non succede nulla. Accettare di essere umani e che ogni tanto si può fare una eccezione, meglio farlo consapevolmente e poi rimediare, invece che perpetuare comportamenti deleteri dal punto di vista ambientale senza saperlo.